CANTINE SALVATORE è situata ad URURI , piccolo borgo sulle rigogliose colline del Basso Molise delimitato tra il tratturo Centurelle-Montesecco e il tratturello Ururi – Serracapriola. Il tratturo è un largo sentiero erboso, pietroso o in terra battuta, sempre a fondo naturale, originatosi dal passaggio e dal calpestio degli armenti. Di norma la misura della larghezza della sede del tracciato viario è di 111 metri corrispondenti a sessanta passi napoletani.
Il suo tragitto segna la direttrice principale del complesso sistema reticolare dei percorsi che si snodano e si diramano in sentieri minori costituiti dai tratturelli , bretelle che univano tra loro i tratturi principali, dai bracci e dai riposi. Questi percorsi erano utilizzati dai pastori per compiere la transumanza ossia per trasferire con cadenza stagionale mandrie e greggi da un pascolo all’altro.
In Italia l’intrecciarsi di queste vie armentizie, stimato in 3.100 km, si rileva nei territori delle regioni centro- meridionali. I Regi Tratturi costituiscono una preziosa testimonianza di percorsi formatisi in epoca protostorica in relazione a forme di produzione economica e di conseguente assetto sociale basate sulla pastorizia, perdurati nel tempo e rilanciati a partire dall’epoca normanno-sveva, e poi angioina ed aragonese, così da rappresentare un frammento di storia conservatosi pressoché intatto per almeno sette secoli e via via arrichitosi da ulteriori stratificazioni storiche, tanto da renderli il più imponente monumento della storia economica e sociale dei territori dell’Appennino Abruzzese-Molisano.
In questo territorio coltiviamo con passione perché un grande vino nasce in vigna. Nei nostri vigneti e nelle nostre cantine ogni lavoro è svolto con la passione e l’attenzione che solo la manualità può dare. Con duro impegno e assidua costanza produciamo uve e vini che esprimono tutte le potenzialità del nostro territorio. E quando la passione ha il sopravvento sul mestiere , il lavoro dell’uomo diventa un’ arte.
Il viaggio dei pastori, ancora praticato da alcuni allevatori, ha ispirato questa traversata in bici nelle
terre del Molise: dall’Appennino, patrimonio Unesco, fino alle spiagge di Termoli attraverso paesaggi sorprendenti, alla ricerca dei segnavia tratturali.
Ancora poco esplorato dal turismo di massa, il Molise, stretto fra Abruzzo e Puglia, è una regione che raccoglie splendidi tesori d’arte, scenari naturali mozzafiato e tradizioni millenarie.
Elementi caratteristici del Molise, i tratturi, sono antichissime vie d’erba battuta lungo le quali i nostri avi, dall’epoca pre-romana sino a un paio di secoli fa, spostavano stagionalmente le proprie greggi.
I tratturi moderni
Molti tratturi sorgono oggi, infatti, accanto ad antiche strade romane lastricate in pietra. A differenza di queste, tuttavia, molti Giganti Verdi si sono conservati quasi intatti fino a giorni nostri: merito degli Aragonesi che, nel XV secolo, diedero nuovo slancio al commercio di prodotti d’allevamento. Furono loro a costruire il “Tratturo Moderno”, con i suoi Tratturelli e bracci (le strade secondarie e di collegamento), i suoi 11,6 m. di larghezza, i suoi limiti stradali in pietra e le dogane per gli affari burocratici. Si conta che circa 70 comuni del Molise, fra cui Campobasso, Boiano e Isernia, siano sorti lungo questi percorsi che costituiscono, dal 1997, il Parco Regionale dei Tratturi.
Lista dei tratturi
I cinque regi tratturi; in rosso è evidenziato il percorso del Tratturo Magno L’Aquila-Foggia Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, da cui parte il Tratturo Magno I cinque tratturi principali, identificati dalla qualifica di regi, sono:
– L’Aquila-Foggia
– Centurelle-Montesecco
– Celano-Foggia
– Castel di Sangro-Lucera
– Pescasseroli-Candela
Accanto ai regi tratturi, nella Carta dei tratturi, tratturelli, bracci e riposi del Commissariato per la reintegra dei tratturi di Foggia figurano anche:
– Ateleta-Biferno
– Barletta-Grumo
– Foggia-Campolato
– Foggia-Ofanto
– Lanciano-Cupello
– Melfi-Castellaneta
Sant’Andrea-Biferno
Il tracciato del tratturo è interamente contenuto all’interno della Provincia di Campobasso. Ha inizio
nella valle del Biferno, come proseguimento del tratturo Ateleta-Biferno, e termina a Santa Croce di
Magliano, dove si raccorda con il tratturo Celano-Foggia.
Tramite il tratturello Ururi-Serracapriola, si interconnette anche al tratturo Centurelle-Montesecco
nei pressi dell’intersezione di quest’ultimo con il tratturo L’Aquila-Foggia.
I comuni interessati sono: Larino , Ururi , Montorio nei Frentani , Rotello , Santa Croce di Magliano
La Transumanza
“Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti..” da Gabriele D’Annunzio, “I Pastori”
Secondo la Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 20 ottobre 2000), il paesaggio svolge
importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale, sociale ed
economico. Coopera all’elaborazione delle culture locali e al consolidamento di una loro identità. La
salvaguardia del paesaggio e delle usanze ad esso legate diventa dunque fondamentale per il benessere individuale e sociale.
In questo quadro, conservare e valorizzare i percorsi tratturali e l’insieme di saperi e delle attività
legati alla pratica della transumanza costituisce un’operazione culturale profonda e anche un veicolo
di rilancio turistico delle aree periferiche e interne del centro meridione italiano.
Già in epoca protostorica i tratturi erano lunghe vie battute dagli armenti e dalle greggi, sebbene le
loro radici fossero assai più antiche e remote.
La pratica della transumanza era chiara e precisa: le greggi in autunno si spostavano dai freschi pascoli montani dell’Abruzzo verso quelli più caldi del Tavoliere delle Puglie, mentre in estate il cammino era inverso e ritornavano alle fresche montagne dell’Abruzzo.
Praticata già dai Sanniti, la transumanza visse un periodo di particolare splendore sotto i Romani
che fortificarono il reticolo di tratturi per collegare meglio i centri urbani dell’impero con le periferie.
Lo sviluppo però del moderno tratturo lo si deve agli Aragonesi. Gli Aragonesi nel XV secolo diedero infatti nuovo slancio al commercio di prodotti d’allevamento. Alfonso I d’Aragona il 1 agosto del 1447 regolamentò sotto il profilo normativo e organizzativo la rete dei tracciati utilizzati per la transumanza secondo l’assetto territoriale giunto in sostanza fino a noi. I tratturi che riconosciamo ancora oggi sul territorio sono infatti i tratturi alfonsini: tracciati principali compresi tra il Matese, le Mainarde e la costa adriatica che a partire dall’Abruzzo meridionale raggiungono la Puglia e che sono collegati tra loro da percorsi trasversali secondari.
A partire dai tratturi alfonsini si possono ricostruire in qualche misura anche i percorsi e la viabilità
dei secoli precedenti.
I tratturi coprono sostanzialmente tutto il territorio del Molise offrendo itinerari del tutto unici: il
Tratturo Pescasseroli-Candela, il Tratturo Castel di Sangro-Lucera, il Tratturo Celano-Foggia, il
Tratturo Centurelle-Montesecco e il Tratturo l’ Aquila-Foggia (Tratturo del Re o Tratturo Magno).
La transumanza ha dato concretamente e simbolicamente forma al territorio molisano, trasformandone l’aspetto e determinandone le vie di attraversamento. Ha lasciato ricoveri, stazzi, edicole votive e cappelle lungo i cammini tratturali oltre ad un diffuso patrimonio immateriale fatto di gesti, conoscenze e credenze locali.